Tra il 6 e il 9 agosto del 1945 l’inferno si svelò in terra, palesandosi a Hiroshima e Nagasaki. Dopo quelle tragiche date, nulla fu più come prima.

I danni ieri

Il 6 agosto, infatti, un aereo statunitense sganciò la bomba all’uranio Little Boy sulla città giapponese di Hiroshima. L’esplosione generò in dieci secondi un’onda d’urto che polverizzò letteralmente tutto, per un raggio di due chilometri, uccidendo all’istante 70mila persone. Altre 70mila, transitarono dalla vita alla morte senza rendersene conto, travolti da una vera e propria tempesta rovente che avanzò a 800 km all’ora. Tre giorni dopo, il 9 agosto, gli americani attaccano un’altra città giapponese, quella di Nagasaki: sganciano una bomba al plutonio, Fat man. Lo sgancio però non fu preciso e la bomba brillò in una zona della città difesa dai monti. Nonostante ciò, morirono subito 40mila persone e molte altre migliaia rimasero ustionate e morirono in seguito. Sappiamo, dall’esperienza eroica della Croce Rossa Giapponese nei giorni successivi alle esplosioni e da recenti studi, che nessuno Stato o organizzazione umanitaria è in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze delle vittime dopo una bomba nucleare.

I danni oggi

Le attuali testate nucleari, oltremodo potenziate, porterebbero oggi a danni ben più gravi e conseguenze che andrebbero ben al di là dell’iniziale devastazione: tensioni regionali e globali inimmaginabili e danni irreversibili all’ambiente, già così martoriato.

Luglio 2017

Il 7 luglio scorso oltre 120 Paesi presso la sede delle Nazioni Unite di New York hanno adottato un Trattato fondamentale per il divieto dell’uso delle armi nucleari. L’accordo è arrivato in un momento cruciale, in cui il mondo vive nuovamente sotto lo scacco di questa minaccia concreta. Questo documento rappresenta un punto di partenza significativo, non certo di arrivo, verso lo smantellamento di questi strumenti disumani di morte.

Settembre 2017. Invito ai paesi ancora reticenti e appello al nostro Paese

Ecco perché, proprio in occasione di queste commemorazioni, lancio l’ennesimo appello a tutti quei paesi che ancora non hanno sottoscritto il Trattato, Italia compresa.  Il documento, infatti, sarà aperto alle firme il prossimo 20 settembre a New York, quando i leader mondiali si incontreranno per l’inaugurazione annuale dell’Assemblea Generale dell’ONU. Sarà necessaria la ratifica di almeno cinquanta nazioni affinché acquisisca piena efficacia giuridica. Bisogna, quindi, impegnarsi ancora molto per assicurare che sia reso effettivo e che diventi universale. Si tratta di un’occasione irripetibile, il nostro Governo deve prendere una posizione. Non ci saranno secondi appelli. E l’Italia non può non rispondere a questo. Ne va del nostro futuro e di quello delle giovani generazioni. E’ giunto il tempo dell’azione, adesso.  120 è un numero significativo di sottoscrittori, ma solo un’adesione globale può fare davvero la differenza.