In una intervista telefonica dalla Costa D’Avorio, rilasciata al Sole 24 Ore durante i lavori della Nona Conferenza Panafricana, Francesco Rocca ha lanciato un allarme e un appello alla Comunità internazionale: la vita e il futuro di quasi 20 milioni di persone sono a rischio nel Grande Corno d’Africa e in Nigeria, a causa di una delle peggiori carestie della storia recente. Occorre attuare una sorta di Piano Marshall.
La Conferenza panafricana
Si è conclusa, il 12 aprile 2017 la nona Conferenza panafricana ad Abidjan (Costa D’Avorio). La Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) ha lanciato un allarme: la vita e il futuro di quasi 20 milioni di persone sono a rischio nel Grande Corno d’Africa e in Nigeria, a causa di una delle peggiori carestie della storia recente. E il dramma concreto è che, senza sforzi reali per aggredire le cause che sono a monte, la tragedia si ripeterà. Una delegazione della Croce Rossa Italiana è stata presente con il suo presidente, Francesco Rocca, che è anche vicepresidente della Federazione Internazionale. Quest’ultimo è stato raggiunto telefonicamente dal Sole 24 Ore, per una lunga intervista, pubblicata lo scorso 13 aprile.
L’intervista
“L’Africa affronta in silenzio la ‘carestia più grave dal 1945’”. Con questo allarme apre il pezzo, a firma di Angela Manganaro, sottolineando come Francesco Rocca, dalla Costa d’Avorio, ricordi che “mentre ancora qualcuno dibatte il se, il cambiamento climatico è qui un fatto compiuto”.
I problemi emersi dalla conferenza intitolata “Investire in Africa”
Francesco Rocca spiega all’intervistatrice che nei giorni intensi dei lavori africani si è discusso principalmente circa un rafforzamento del sistema di aiuti nelle zone d’origine, di transito e di arrivo. Inoltre, si è parlato di una implementazione delle strategie di comunicazione: “vogliamo far capire che l’Europa – ha spiegato il presidente di CRI – non è l’Eldorado che molti si aspettano”.
La soluzione
Anziché ragionare solo in chiave di sicurezza, la soluzione sarebbe molto più immediata: un piano straordinario di aiuti che nessuno sembra però avere l’intenzione di attuare. “I governi europei non fanno nulla – accusa Rocca – i governi africani fanno quello che possono”. E i dati degli sbarchi nel nostro Paese sono sostanzialmente invariati, a dimostrazione che la carestia non influisce in maniera sostanziale sui flussi migratori e che non esiste una “emergenza”, quanto una ciclicità ormai consolidata.
La differenza tra Africa occidentale e orientale
Rocca spiega poi la differenza tra Africa occidentale e orientale e la grande importanza di governi locali stabili che cerchino di dare, per lo meno, una prospettiva ai cittadini. Chi ha speranze non se ne va. Questo è un dato di fatto. “I migranti cosiddetti economici – sottolinea il presidente di CRI – sono davvero solo una parte del problema”.
I paesi più a rischio
Il pezzo prosegue con una disamina delle condizioni in cui versano realtà come quelle del Kenya, dell’Etiopia, della Somalia e dell’Uganda. Rocca insiste su come cambino le condizioni di vita in base agli approcci adottati dai governi singoli, alla seppur labile stabilità politica e alla accessibilità da parte del soccorso umanitario.
Il documento finale
Il vertice panafricano si è concluso con la produzione di un documento: “Chiederemo una sorta di Piano Marshall – termina Francesco Rocca – che non sia solo legato al tema della sicurezza”.
Per leggere l’intervista integrale http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-04-12/la-carestia-peggiore-1945-l-allarme-africa-croce-rossa–142015.shtml?uuid=AE9CLC4
Photo Credit: Alison Freebairn IFRC