Francesco Rocca si interroga, nel pezzo pubblicato sul suo Blog di Huffington Post, sul significato di “casa” per chi fugge dagli orrori della guerra, o dalla fame e dalla violenza. E lo fa con esempi concreti, sottolineando come non sia possibile da un lato temere la minaccia dell’Isis, bombardare i luoghi in cui si ritiene di fermare i terroristi e, poi, girare le spalle alle vittime di quelle bombe, quelle sganciate da “noi”.

Il significato di “casa” per i migranti

La casa è il “porto sicuro” di ognuno di noi. Il luogo simbolo dell’appartenenza ad un contesto, le radici della propria esistenza. Ma cosa significa “casa” per chi fugge dalle guerre, dalla fame e dalla violenza? Questo è l’interrogativo che si pone Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana, nel suo blog dell’Huffington Post, pubblicato il 23 ottobre del 2014. E per contestualizzare meglio il dramma, si avvale di specifici e drammatici esempi.

I luoghi dove la parola “casa” non ha più senso

Aleppo non esiste più. Esistono – descrive Francesco Rocca –  le macerie dei palazzi crollati che non riescono a nascondere la miseria umana. (…) Kobane è distrutta. Le immagini dal satellite mostrano la sua nuova faccia, scarna e scheletrica. (…) A Gaza più di 100mila persone non possono tornare nelle loro case. Non ci sono più. (…) A Tripoli si vive sordi e ciechi per il rumore dei bombardamenti e i continui blackout. Infine l’Africa. Senza aggiungere nulla se non Eritrea, Somalia, Africa Sub Sahariana”.

Ma quale “casa”?

Il Presidente di CRI, in questo modo, stila un elenco di paesi che urlano sofferenza e distruzione, ironizzando su chi, senza cognizione di causa, con ipocrita buonismo afferma: “aiutiamoli a casa loro!”. Ma “Quale casa?” – si domanda Francesco Rocca –  quando si parla di luoghi in cui gli edifici non esistono più e ciò che può trattenere un individuo è soltanto la morte? “E non è servito a niente essere scampati alle bombe, aver attraversato il deserto, essersi sottomessi a violenze e soprusi, se poi vieni bloccato dalla miopia umana di chi può fare veramente qualcosa e invece si ferma a trenta miglia dalle nostre coste. Perché questo è Triton, il surrogato europeo di Mare Nostrum. Non un dio che placa le acque e indica la rotta con un equivoco lessicale doloso, ma l’ennesimo muro che ferma anche chi ha superato tutti gli ostacoli precedenti e comincia forse a intravedere la meta”.

Non possiamo girare le spalle alle vittime di bombe sganciate da “noi”

“Non si può temere la minaccia dell’Isis, bombardare i luoghi in cui si ritiene di fermare i terroristi e poi girare le spalle alle vittime di quelle bombe, quelle sganciate da “noi”. Rocca chiude il pezzo ricordando che, fino al prossimo inevitabile naufragio, le tragedie saranno a “casa loro”. Sì, ma quale casa?

 

Per leggere il blog http://www.huffingtonpost.it/francesco-rocca/aiutiamo-migranti-casa_b_6035404.html