È difficile raccontare una storia fatta di disperazione, ma anche di sorrisi. Di confronti, per quanto iniqui ed impossibili. Eppure è doveroso farlo, per accendere i riflettori sulla grande crisi umanitaria in corso in Africa e per sottolineare l’incredibile e vitale operato della Croce Rossa nel paese
Sensazioni contrastanti mi hanno accompagnato durante questa missione in Kenya, dove ho avuto modo di conoscere, a seguito dell’incontro con la delegazione regionale della Croce Rossa Italiana che ha sede a Nairobi ed è coordinata da Eliana Del Bianco, il progetto di riduzione del danno nella regione costiera di Lamu, finalizzato al contrasto alle tossicodipendenze, e la situazione in Turkana, una delle zone aride e semi-aride più povere della nazione, dove è in corso la più grave crisi alimentare dal secondo dopoguerra. Ho partecipato in passato a tante missioni per supportare le popolazioni locali africane e aiutare i più vulnerabili. Da molto tempo, con la Croce Rossa del Kenya abbiamo una relazione fatta di cooperazione e amicizia. Eppure, ogni volta, è come se fosse la prima.
Gli allarmanti numeri
I cambiamenti climatici, l’insicurezza sociale, la violenza e la povertà nell’area dell’Africa centrale e orientale, hanno portato a una situazione di carestia che mette a rischio la vita di milioni di persone: 3,5 solo in Kenya. Un’emergenza che, purtroppo, non trova spazio sulle colonne dei nostri giornali e nell’opinione pubblica. Ho intrapreso questo viaggio per visitare i progetti sostenuti dalla Croce Rossa Italiana e per portare la nostra vicinanza alla consorella del Kenya che continua, 24 ore su 24, la sua attività di soccorso in una situazione estremamente difficile.
Le condizioni di vita in Turkana
Un’unica pozza d’acqua condivisa da uomini e animali per chilometri e chilometri, perché qui non piove da mesi. Le condizioni di vita sono terribili, le malattie proliferano in questa zona a nord-ovest del paese. Ma non ci sono ospedali o punti di soccorso. Il tasso di malnutrizione è uno dei più alti dell’Africa. Si muore di fame.
L’isola di Lamu
Anche l’isola di Lamu è caratterizzata da grandi contrasti. La bellezza della foresta di mangrovie mi ha lasciato senza fiato, una perla d’Africa, raggiungibile soltanto via mare, un tempo mèta turistica. Tuttavia oggi, a causa dell’impoverimento e del terrorismo fondamentalista che quotidianamente miete le sue vittime, hanno vinto la paura e il degrado. Quella paura che vivono le comunità locali, le famiglie e, soprattutto, le giovani generazioni senza futuro che, per questo, trovano conforto nelle droghe. Ecco perché, insieme con il Segretario Generale della Croce Rossa kenyota, il dr. Abbas Gullet, abbiamo visitato il cantiere del centro di recupero per persone tossicodipendenti, in costruzione grazie al sostegno della Croce Rossa Italiana. Importante anche il progetto di “Harm Reduction”, sul modello di Villa Maraini a Roma. Sensibilizzare la comunità, attraverso la fondamentale mediazione dei leader religiosi, fare attività nelle scuole e costruire delle serre. Grazie a queste attività è stato già possibile avvicinare al progetto quasi 350 persone, dai 5 ai 70 anni, che si sono rese protagoniste di un processo di cambiamento in atto che raggiungerà il suo culmine con l’ultimazione del centro di riabilitazione, il prossimo novembre. Attraverso lo stesso, inoltre, è stato possibile sostenere economicamente alcune famiglie più vulnerabili e aumentare le azioni di supporto alla comunità.
Cambiare visione
Ecco il nostro importante lavoro: eliminare lo stigma, dialogare con la popolazione e aiutare i tanti giovani a uscire dal percorso della dipendenza. E, così, ridare loro la speranza. Ma per cambiare davvero le cose bisogna cambiare visione. Dobbiamo smetterla di chiederci da cosa queste donne e uomini scappino, perché è evidente che fuggiremmo anche noi. Basta con il leitmotiv dell’“aiutiamoli a casa loro” a cui non seguono fatti concreti. Bisogna informare correttamente la nostra opinione pubblica rispetto a quanto succede in questa parte del mondo: non si possono capire i fenomeni globali se non si analizzano le cause.
Cosa fare in concreto
Il volo di ritorno è stato pieno di interrogativi e di silenzi. L’impressione sincera per la capacità gioiosa di questi esseri umani di vivere l’oggi in pienezza, perché non c’è tempo per l’angoscia del domani. Ma, soprattutto, l’orgoglio per quanto la Croce Rossa sta facendo e la certezza che noi ci siamo e rimaniamo un punto di riferimento costante. La Croce Rossa Italiana ha lanciato una campagna di raccolta fondi ( https://www.cri.it/carestia-africa-2017 ) per supportare le popolazioni colpite dalla carestia. Ecco cosa possiamo fare in concreto.
Photo Credit: Emil Helotie/Finnish Red Cross; Eliana Del Bianco/CRI