Accesso umanitario incondizionato, rispetto dei civili, del personale e delle strutture sanitarie: questi dovrebbero essere gli argomenti all’ordine del giorno della diplomazia e dei colloqui politici che ruotano intorno alla questione siriana. Purtroppo, però, non è così.

Sette anni di guerra

Dopo sette anni di guerra, la Siria rimane ancora un paese in conflitto, dove si stima che oltre 13 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria nel corso del 2018. La situazione siriana è al centro dell’intervista rilasciata al settimanale “Panorama”.

L’intervista a Panorama

Ho voluto sottolineare che, come diciamo da tempo e come mi è stato sempre stato chiesto dai siriani che ho incontrato durante le mie missioni sul terreno, la Siria ha bisogno di una soluzione politica e non di altre bombe e di nuove ostilità.

La situazione sul terreno

L’assedio a Ghouta, l’offensiva da Afrin e i nuovi bombardamenti sono i tristi segnali che raccontano di un dialogo ormai assente e della sconfitta del sistema Nazioni Unite che non è riuscito a fermare le tante scelte unilaterali che hanno colpito il popolo siriano. Stiamo parlando di una nazione dove oltre la metà della popolazione ha dovuto lasciare la propria casa e la propria città, perdendo tutto: ci sono intere generazioni che non conosco un mondo senza bombardamenti e morte.

Il tributo di sangue dei nostri volontari

Dall’inizio del conflitto abbiamo perso 73 tra volontari e operatori, 65 della Mezzaluna Rossa Siriana e 8 della Mezzaluna Rossa Palestinese che opera in Siria nei campi profughi palestinesi. Chiediamo e continueremo a chiedere che i soccorritori vengano protetti e rispettati da tutte le parti in conflitto. Senza assistenza, milioni di persone sarebbero a rischio: è una questione di vita o di morte.

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