Terremoto, migrazioni, nuovo assetto Associazione e obiettivi futuri. Questo e molto altro nell’articolata intervista a Francesco Rocca, uscita sul Corriere dell’Umbria e Corriere di Viterbo. Obiettivo finale espresso dal presidente di CRI è quello di continuare il radicamento nei territori e nelle comunità.

Lo spirito di Croce Rossa

Francesco Rocca apre ricordando innanzitutto che la Croce Rossa nasce per ascoltare i bisogni della gente e per essere al servizio delle persone. Nonostante la necessaria apertura alla modernità, l’Associazione non deve mai tradire lo spirito originario.

Il processo riorganizzativo di CRI

Rocca ha sottolineato la scelta di mantenere un’unica centrale nazionale come filiera etica e gerarchica per i grandi eventi, pur delegando la parte operativa a i territori, che devono gestire il tutto in autonomia. Una scelta che si è rivelata azzeccata, in quanto ha permesso la sparizione dei comitati in perdita, senza dissipare la capacità di essere solidali dal nord al sud della Penisola.

Le emergenze sismiche

A proposito dei recenti drammatici sismi, Rocca ha affermato che dalla Croce Rossa è arrivata quella solidarietà necessaria per coprire i bisogni delle popolazioni colpite. Cui è seguito l’obiettivo della ricostruzione tradotto, in sostanza, in prima battuta con gli alloggi provvisori. Importante, però, è lavorare sulla prevenzione, per la quale non si fa mai abbastanza.

I migranti

Qui Rocca sottolinea come la Croce Rossa possa fare la sua parte. Denunciando, poi, quello che manca da anni: la capacità di pianificare. Bisogna smettere di chiamare emergenza quello che in realtà non è: un flusso ininterrotto migratorio i cui numeri non ci devono sorprendere. Il problema è la negoziazione con i Comuni, che non deve essere un ricatto da parte di entrambi, sia dello Stato che delle amministrazioni. E’ necessario accompagnare le piccole realtà a mettere in atto n processo sistematico di accoglienza. Manca – secondo Rocca – la pianificazione: oggi si tocca con mano l’assenza totale dell’Unione europea nella relocation dei profughi. E l’Europa non sta aiutando e gira le spalle alla realtà.

Le attività a sostegno dei più vulnerabili

Non sono mancati riferimenti alle attività di CRI in sostegno dei meno abbienti e delle fasce più svantaggiate della popolazione. Rocca racconta chi sono i “nuovi poveri”: figure insospettabili, sono famiglie della media borghesia in cui uno dei due perde il lavoro con dei figli da crescere. Una situazione drammatica.

L’assistenza sanitaria

Francesco Rocca su questo spiega che a fronte della crisi della sanità pubblica, continua ad essere pressante la necessità di fare ricorso al mondo del volontariato. Bisognerebbe aprire una riflessione seria sui costi della sanità, perché ci sono alcune regioni assolutamente sprecone e altre che riescono a starci. Il problema vero è quello della programmazione: il cittadino vuole essere curato, non sapere se l’ospedale è pubblico o privato. Il potere è regionalizzato e questo crea sperequazione. Sarebbe senza dubbio meglio tornare ad un sistema centralizzato anche per avere una parità di trattamento.

Lo stato di salute delle organizzazioni internazionali umanitarie

Alla domanda sullo stato di salute delle organizzazioni internazionali umanitarie, anche alla luce delle numerose missioni della Croce Rossa, Rocca spiega che non si è mai faticato negli ultimi tempi. Per esempio, il numero di rifugiati è stato il più alto dalla Seconda Guerra Mondiale.  Questo vuol dire che è in atto una guerra mondiale, non nel senso di conflitto armato, ma di quello che investe la povertà, la vulnerabilità. Un momento terribile. Davanti casa nostra abbiamo una serie di situazioni critiche di cui non si parla abbastanza e di cui non ci rendiamo conto.

La gestione della Croce Rossa

E’ difficile gestire la Croce Rossa – afferma il Presidente – ma ne vale la pena. Ci sono anche momenti di scoramento, ma ogni volta che si ricompie il miracolo di aiutare le persone è una soddisfazione che fa dimenticare le arrabbiature, le notti perse, i fine settimana sacrificati.

Lo sguardo al futuro

Rocca chiude l’intervista ricordando chela sua sfida è traghettare la Croce Rossa e completare il processo di riforma. I profeti di sventura sono stati tutti smentiti, e questo vuol dire che la strada intrapresa era quella giusta. Obiettivo è quello di continuare il radicamento nei territori, con radici sempre più forti e profonde nelle nostre comunità. E lui vorrebbe essere ricordato come quello che ha aperto gli occhi rispetto alle responsabilità che hanno gli uomini e donne che guidano la CRI, di saper leggere i bisogni dei loro territori.

Leggi l’intervista integrale https://www.cri.it/28-12-2016-intervista-presidente-cri-francesco-rocca