Intervista a Francesco Rocca su “Vita”: il suo punto di vista sulle missioni di ricerca e soccorso in mare, gli equivoci circa le Orgenizzazioni non governative (ONG) e sul passato, presente e futuro della Croce Rossa
Le missioni di ricerca e soccorso in mare
In previsione dell’8 maggio 2017, Giornata Mondiale della Croce Rossa, “Vita” ha intervistato il presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca. In attacco, il pezzo si è focalizzato sulla partecipazione della CRI, nel 2016, alle operazioni di salvataggio proprio sull’imbarcazione di una delle organizzazioni non governative messe sotto accusa dal procuratore Zuccaro, il Moas. “Abbiamo salvato 10mila persone – ha spiegato Rocca – se muoiono in mare è una tragedia, se li salvi ora vieni accusato di essere complice dei trafficanti: una deriva umana inaccettabile”. Il presidente di CRI ha proseguito spiegando che si tratta di una situazione molto preoccupante, che danneggia il ruolo dell’operatore umanitario e che lo amareggia. “In mare si salvano vite – ha sottolineato Rocca – non si fa politica, quella compete agli Stati”.
L’equivoco sulle Organizzazioni non governative (ONG)
Francesco Rocca ha ricordato che il messaggio secondo cui vi sono connivenze tra trafficanti e organizzazioni non governative è profondamente sbagliato. “Come è possibile che quando muoiono in mare, la maggior parte di noi è d’accordo che si tratta di una tragedia, mentre quando li salvi ultimamente vieni visto come un complice dei trafficanti? E’ un teorema dannoso e allucinante, un modo completamente sbagliato di presentare il problema dei viaggi illegali nel Mar Mediterraneo”.
La partecipazione di CRI alle missioni del MOAS fino al dicembre 2016
Il presidente di CRI non ha problemi a dichiarare che rifarebbe per filo e per segno quanto è stato fatto, perché l’azione della Croce Rossa Italiana in quella circostanza ha contribuito a salvare quasi 10mila persone da morte certa. “Non abbiamo vissuto alcun problema – spiega Rocca – e non abbiamo rimorsi o dubbi sull’operato delle ONG in mare”.
L’incapacità strutturale a far fronte al fenomeno emergenziale
Francesco Rocca ha proseguito l’intervista evidenziando proprio un’incapacità strutturale nel far fronte a fenomeni non più così emergenziali come le migrazioni in atto: “un’equa ridistribuzione dei richiedenti asilo nell’Unione europea farebbe drasticamente diminuire il senso di insicurezza di parte della popolazione europea”. Ma ciò non avviene, ricorda il presidente di CRI, e in questa sfiducia generale verso le istituzioni, il gioco di chi parte da posizioni populiste è presto fatto.
La soluzione
“I Governi – ha continuato Francesco Rocca – devono incidere nei Paesi di provenienza in modo realmente efficace. Gli strumenti, gli accordi come i global compact sono utili se puntano a investimenti effettivi verso la crescita economica di quelle nazioni, non lo sono se puntano solo all’aspetto securitario, come avvenuto finora”.
Il passato e il presente della Croce Rossa
In chiusura l’intervistatore ha chiesto cosa accomuni passato e presente della Croce Rossa. “La centralità dell’essere umano. Sempre e comunque. Siamo nati sull’onda di guerre e atrocità per salvaguardare l’uomo – ha concluso Rocca – così deve essere in ogni momento. E’ la fratellanza che ci muove, assieme alla neutralità”.
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