
A seguito del tragico naufragio dell’inizio di quest’anno, presso le coste libiche, nelle acque vicino ad Al Zawiya, a soli 300 km dalle coste italiane, Francesco Rocca in un articolo su Avvenire ha puntato il dito contro l’accordo siglato il 2 febbraio a Roma tra il governo italiano e il governo di riconciliazione nazionale libico per il contrasto all’immigrazione, ricordando che l’unica soluzione sono i corridoi umanitari.
Il naufragio
Ancora un tragico naufragio all’inizio del 2017 presso le coste libiche: sono stati recuperati i corpi di 74 migranti nelle acque vicino ad Al Zawiya, una città nord occidentale della regione della Tripolitania, a soli 300 km dalle coste italiane. Non si esclude che il numero delle vittime sia maggiore. I cadaveri sono stati recuperati all’interno di una imbarcazione trascinata a riva e che poteva contenere tra le 100 e e 120 persone, come reso noto dalla Mezzaluna Rossa libica.
L’articolo di Avvenire
In un articolo apparso lo scorso 22 febbraio sulle colonne di Avvenire, il Presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, ha puntato il dito contro l’accordo siglato il 2 febbraio a Roma tra il governo italiano e il governo di riconciliazione nazionale libico per il contrasto all’immigrazione, al traffico di esseri umani e per il rafforzamento della sicurezza delle frontiere, ricordando che l’unica soluzione sono i corridoi umanitari.
L’ennesimo dramma che si poteva evitare
Rocca, con parole dure, si è detto dispiaciuto del fatto che si continui a pensare soltanto al binomio immigrazione-sicurezza, consapevole che quelle 74 morti vite potevano essere tutelate. Invece di siglare accordi con un Paese che è ben lontano dal garantire la tutela di questi esseri umani che fuggono dalla violenza e dalla guerra – ha dichiarato il presidente di CRI – sarebbe stato opportuno istituire corridoi umanitari e non pensare solo alla sicurezza.
L’accordo con la Libia
Questo accordo dello scorso 2 febbraio – ha rimarcato Francesco Rocca – lascia molti buchi dal punto di vista umanitario. Si tratta, infatti, di un protocollo siglato con un Paese guidato da un governo instabile, che vive un conflitto armato e che non ha neppure sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati.
La necessità dei canali umanitari
Il Presidente di CRI ha poi ribadito l’assoluta necessità di garantire canali umanitari e sicuri, unico sistema per soffocare le azioni di trafficanti sempre più spregiudicati e spericolati. Vengono caricati su gommoni insicuri centinaia di disperati, in condizioni disumane. Morti quasi annunciati. E di cui non si conoscono i numeri precisi, ma solo stime. Basta piangere morti – ha concluso Rocca – ma dare risposte ai vivi. E questa risposta i paesi occidentali la devono dare.
Photo Credit: Robert Young