
In un’intervista rilasciata a Repubblica.it al ritorno dalla Turchia, dove l’assemblea generale della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa lo ha eletto al primo turno Presidente della più grande organizzazione umanitaria internazionale, composta da 190 Società Nazionali, Francesco Rocca ha dichiarato: “Siamo pronti ad aumentare l’impegno della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e della CRI in Libia”.
La proposta a Serraj e Aftar
Il neopresidente Rocca, infatti, ha detto che la Federazione è pronta a lavorare sul campo con i suoi uomini, a patto che Serraj e Aftar garantiscano la chiusura dei centri di detenzione per i migranti e a Tripoli si impegnino alla ratifica della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.
Il ruolo chiave dei volontari della Croce Rossa Italiana
L’intervista a Francesco Rocca è proseguita con la descrizione della sua intensa attività degli ultimi anni come presidente della Croce Rossa Italiana, a fianco di quello che il giornalista definisce “il suo esercito di volontari”. “In questi anni – ha affermato – l’Italia ha sempre dimostrato una capacità di accoglienza incredibile e come Croce Rossa non ci siamo mai tirati indietro: dall’inizio di questo movimento migratorio i nostri volontari e i nostri operatori sono sempre stati presenti ai porti, con l’unico intento di dare supporto e sollievo a chi arrivava”.
Il fenomeno migratorio
E’ seguita un’analisi sulle criticità e le contrapposizioni politiche sul delicato tema delle migrazioni: “Noi siamo nati per alleviare sofferenze e rispondere al bisogno di assistenza di chi è in difficoltà. E’ anche per questo che le critiche alle Ong che lavoravano nel Mediterraneo mi hanno sempre fatto male: il problema è chi lavora per salvare vite umane o le cause di queste migrazioni, povertà e violenza? Una ‘narrativa tossica’ sta permeando i media nazionali e questo ha portato anche a scelte discutibili: abbiamo visto tutti le immagini di motovedette libiche in acque internazionali trattare esseri umani in maniera disumana, abbandonarli in acqua, procedere senza fermarsi nonostante la richiesta di stop delle nostre Forze Armate. E quelle motovedette le abbiamo fornite noi alla Libia. Mi pare evidente che qualcosa non stia funzionando”. Il pezzo continua poi con l’analisi delle crisi umanitarie più gravi. Dallo Yemen al Myanmar, dal Corno d’africa al Lago Ciad.
Lo stato di salute della CRI
Infine, una valutazione dello stato di salute della Croce Rossa Italiana: “Ha passato momenti di estrema difficoltà, soprattutto a livello organizzativo ed economico, e per questo nel 2008 sono stato nominato Commissario. Ma ora, grazie all’enorme impegno dei suoi volontari, la CRI gode di buona salute. Nonostante qualche preoccupazione ci sia. In Parlamento si sta discutendo la possibilità di fare tornare Croce Rossa un’organizzazione pubblica, come molti anni fa. Abbiamo trasformato CRI in un’associazione privata per risanarne i bilanci e garantirle maggiore autonomia e indipendenza dal governo. Così come avviene per tutte le altre società di Croce Rossa in Europa. Il ritorno al pubblico sarebbe una grave sconfitta, oltre che un enorme passo indietro. Non crede che una Croce Rossa dipendente nuovamente dai governi nazionali sia un pericoloso salto nel buio?”.
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