Sembra un bollettino di guerra, anche in Paesi che in guerra non sono: continua a crescere il numero delle aggressioni agli operatori sanitari. Un fenomeno ancora poco noto in Italia, che desta grande preoccupazione. Per questo nasce la campagna della Croce Rossa Italiana “Non sono un bersaglio”, ieri arricchita da un Convegno internazionale di alto livello.
Le adesioni istituzionali
I lavori sono stati aperti da Beatrice Covassi, Alto Rappresentante della Commissione Europea in Italia, che ha sostenuto e lodato l’iniziativa. Ho apprezzato le parole del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vito Crimi, che ha ricordato l’adesione del Consiglio dei Ministri alla campagna e lodatol’istituzione dell’Osservatorio CRI. Sostegno ci è arrivato anche dal Ministro della Salute, Giulia Grillo, la quale ha rimarcato il lavoro pragmatico che il Ministero sta facendo, anche attraverso un DDL per la sicurezza degli operatori sanitari.
Il panel internazionale
Non è trascorsa una settimana, negli ultimi due anni, senza che il CICR (Comitato Internazionale di Croce Rossa, l’Istituzione indipendente e neutrale che protegge e assiste le vittime della guerra e della violenza armata) abbia registrato un episodio di violenza contro l’assistenza sanitaria: circa 1300 incidenti in 16 Paesi in conflitto o colpiti da altre emergenze. Oltre alle vittime immediate, gli attacchi al personale e alle strutture sanitarie continuano a uccidere migliaia di persone come “conseguenza”, “effetto collaterale”: ossia privandole dell’accesso a un servizio vitale. Ecco il senso della prima sessione, quella internazionale, con l’intervento di Els Debuf, Vicecapo di Delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), Delegazione Regionale a Parigi, l’amico Younis Kathib, Presidente della Mezzaluna Rossa Palestinese e Raquel Codesido, Delegata Medico del CICR in Yemen. Tutti gli osservatori internazionali hanno sottolineato come il fenomeno non sia nuovo. Anzi, le violenze aumentano ogni giorno di più e ormai si pensa che siano la normalità, una sorta di effetto collaterale della guerra. Non tutti gli atti di violenza sono visibili: molestie, rapimenti, uso di strutture sanitarie per scopi militari. Il Presidente della Mezzaluna Rossa Palestinese ha poi elencato una serie di gravissimi attacchi, attraverso documentazioni fotografiche, raccontando episodi di violenze inaudite ai danni di chi porta soccorso. Lo Yemen, poi, si trova a vivere una condizione di devastazione: il 75% della popolazione necessita di aiuti umanitari e 2,9 milioni di donne e bambini sonno affetti da malnutrizione. Meno del 50% delle strutture sanitarie sono operative e il personale è vittima di violenze costanti.
La Tavola Rotonda nazionale Per quanto riguarda la Tavola Rotonda nazionale sono lieto del fatto che la Croce Rossa abbia potuto avviare un confronto serio e produttivo con ARES, AREU e Misericordie. Alessandra Ceracchi, in rappresentanza di Maria Paola Corradi, Direttore Generale ARES 118, ha ribadito la necessità di creare una relazione con tutti gli attori in causa. Claudio Mare, Direttore Sanitario AREU ha poi sottolineato la necessità di un cambio culturale. Anche Roberto Trucchi, Presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie ha espresso la volontà di aumentare il dialogo e il confronto tra gli attori. L’Osservatorio della Croce Rossa Italiana e il Decalogo Molto interessanti i primi (e parziali) dati emersi dall’Osservatorio che abbiamo voluto avviare: le aggressioni avvengono prevalentemente in strada, da parte di gruppi nella maggior parte dei casi e da persone non coinvolte direttamente nel soccorso. Le vittime delle aggressioni sono per la maggior parte uomini. Il servizio più colpito è quello del trasporto sanitario. Anche per questo abbiamo messo a punto un Decalogo da affiggere nelle ambulanze e negli ospedali. |
L’importanza dell’azione comune Trovo molto importante l’aver creato la possibilità di mettere tante realtà a raffronto: ad esempio quella palestinese e quella yemenita, che mostrano due realtà di conflitto diametralmente opposte. Per quanto riguarda gli scenari nazionali, dobbiamo andare oltre la nostra stessa Campagna, che rappresenta soltanto un punto di partenza, per far nascere una mobilitazione a livello nazionale della società civile. La professionalizzazione del soccorso è un patrimonio da tutelare, anche attraverso un pressing costante alle Istituzioni. Dobbiamo scrivere insieme le regole del gioco e fare un lavoro di squadra. Il materiale della campagna che diffonderemo, come ad esempio il Decalogo, non avrà il nostro logo, perché è patrimonio di tutti. Rimettiamo il soccorritore al centro. Dobbiamo riaffermare la neutralità di chi porta aiuto, secondo l’intuizione originaria di Henry Dunant, nostro Padre Fondatore. |