Lunga intervista e attenta analisi del presidente della Croce Rossa Italiana sul “caso” delle ONG, la crisi umanitaria e il ruolo dell’UE nei fenomeni migratori

Su Ong la nostra politica ha toccato il fondo

“Sfido chiunque veda qualcuno in pericolo a non intervenire, posso solo dire che sul caso delle Ong la nostra politica ha davvero toccato il fondo”. Questo il primo commento di Francesco Rocca, presidente di Croce Rossa Italiana, ad AffarInternazionali.it riguardo le accuse rivolte alle Organizzazioni non governative (ONG) che prestano soccorso ai migranti nel Mediterraneo, di collaborare con scafisti e trafficanti, incoraggiando le partenze verso l’Italia. “Una speculazione che ha della barbarie”, sottolinea il presidente di CRI.

 Necessari i distinguo

Francesco Rocca prosegue l’analisi della situazione spiegando che ritiene “legittima l’azione della magistratura” e ribadendo che il vero vulnus è la caccia all’uomo che si è scatenata, senza voler attendere i risultati di un’indagine così complessa. Dello stesso avviso il direttore generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Yves Daccord, che sottolinea l’importanza di un distinguo: “è fondamentale discernere tra ONG competenti e organizzazioni improvvisate, quelle ‘naives, amatoriali’, per natura più esposte al contatto con gli scafisti”.

I “teatri” più delicati

Secondo il presidente di CRI è necessario conoscere quali siano i “teatri” da cui questa gente fugge. Uno di questi la Libia. “Non a caso – spiega Rocca – cominciamo a vedere i primi richiedenti protezione da questo Paese. Ma preoccupa anche la situazione in Afghanistan, che appare persino peggiorata rispetto a dieci anni fa, e quella delle nazioni africane intorno al lago Ciad e nel Sahel. Quanti di noi – continua – sanno quello che accade in Eritrea, uno dei Paesi che produce il maggior numero di richiedenti protezione, o in Somalia, un territorio a cui la comunità internazionale non rivolge la sua attenzione?”. Per Francesco Rocca, l’assenza di speranza genera migrazione. “È nella prevenzione, nella capacità di risposta interna ed esterna, cioè nella stabilizzazione dei Paesi di provenienza, che la comunità internazionale e l’Unione Europea hanno fallito”.

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Photo by Emiliano Albensi/Croce Rossa Italiana