
Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, interviene sulla drammatica vicenda del rogo di un camper in cui hanno perso la vita una ragazza e due bambine rom, nel quartiere periferico capitolino Centocelle. Parla dell’impegno dei volontari di Croce Rossa e delle carenze di azioni da parte delle Istituzioni.
Non si può né vivere né morire così
“Non si può morire così”. Questa l’apertura del pezzo di Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, sul rogo in cui hanno perso la vita una ragazza e due bambine rom nel quartiere periferico capitolino Centocelle, pubblicato sul suo blog di Huffington Post. 20, 8 e 4 anni l’età delle vittime. “Notizia agghiacciante e sconvolgente”, continua Rocca.
I precedenti
Il presidente di CRI stigmatizza il fatto che non è certo la prima volta che piangiamo la morte di bambini in un rogo di un camper o di un accampamento di fortuna e ricorda che la stessa tragica fine era toccata, nel febbraio del 2011, a quattro bambini morti in un rogo dentro un altro campo rom di Roma. Sottolinea, poi, che a prescindere dalle cause della tragedia “non si può né vivere né morire così: il pregiudizio, l’odio, l’intolleranza portano a tragedie come quella di Centocelle”.
Si continua a morire di esclusione sociale
A Roma – ma non solo – riflette Rocca, si continua a morire di esclusione sociale e di stigma. E ricorda che nella nostra società si moltiplicano le zone grigie, dove vivono gli ultimi, gli esclusi, i vulnerabili, gli invisibili. E si dimentica la solidarietà, valore fondamentale per una società sana.
Le etichette “immutabili”
Francesco Rocca riflette anche sul fatto che troppo spesso si utilizzano etichette stereotipate e “immutabili” per indicare gruppi di persone come fossero “cause perse”. “Sto parlando delle popolazioni di etnia rom e sinti, dei senza fissa dimora, dei nuovi poveri o dei migranti fuori dai percorsi di integrazione”. Si parla di loro solo dopo che avvengono tragedie. Poi si gira la testa dall’altra parte.
L’impegno di Croce Rossa
“Voglio ribadire a nome della Croce Rossa Italiana che le zone grigie della nostra società sono la nuova frontiera della vulnerabilità e proprio per questo i nostri volontari hanno aumentato negli anni i servizi, come le unità di strada”. Ma soprattutto, si augura Rocca, serve uno scatto delle coscienze, un’apertura dei cuori.
Il dovere delle Istituzioni
“Oltre al volontariato – ammonisce in chiusura Francesco Rocca – anche le Istituzioni devono fare la loro parte. Invece di versare lacrime dopo le tragedie, dovrebbero moltiplicare gli sforzi per supportare chi è più vulnerabile e ha bisogno di aiuto”. E’ possibile, volendolo veramente, garantire ai cittadini gli standard di sicurezza, senza però lasciare indietro gli invisibili.
Per leggere l’articolo intero http://www.huffingtonpost.it/francesco-rocca/rogo-del-camper-ancora-si-muore-di-esclusione-sociale-e-di-stig/