Francesco Rocca (CRI-IFRC) su liberazione bambini al-Hol

Gli italiani non hanno dimenticato lo sguardo smarrito dell’undicenne Alvin Berisha, nato in Brianza da genitori albanesi e rimpatriato un anno fa in Italia, dove risiedono il padre e le sorelle. Il piccolo, nel 2014, era stato portato in Siria da sua madre, diventata foreign fighter e poi morta nel corso di alcuni combattimenti.

L’operazione per riportare Alvin dal padre

E non l’ho scordato nemmeno io, dal momento in cui lo vidi, dopo tante attese e angosce, nel corso una delicatissima operazione per riportarlo a casa. Una storia a lieto fine. Tuttavia, ero conscio che si trattava di una goccia di sollievo in quell’oceano di sofferenza che è il campo di al-Hol, nel nord della Siria. Un vero e proprio “inferno dantesco”, concepito per i familiari dei combattenti dell’Isis e in cui vivono migliaia e migliaia tra donne e bambini.

Nuovi rimpatri grazie alla Mezzaluna Rossa siriana

Oggi, in un mondo certamente concentrato sulla terribile pandemia, possiamo dare una notizia che ci aiuta a sperare: ci sono stati, infatti, nuovi rimpatri di bambini albanesi da al-Hol, nell’ambito di un’operazione umanitaria organizzata dalla Mezzaluna Rossa siriana (Sarc). I quattro bambini e la donna interessati, sono stati sottoposti ad esami medici prima di lasciare il campo profughi diretti a Damasco e poi in Albania.

La speranza per il futuro di tanti bambini innocenti

Mi auguro che tutti i governi seguano l’esempio di questa nuova operazione. Ringrazio ancora una volta Khaled Hboubati, Presidente della Mezzaluna Rossa siriana, e tutte le parti coinvolte. E’ evidente che se i governi mostrano volontà politica, si riesce ad arginare ogni ostacolo e ridare un futuro e una vita degna di questo nome a bambini innocenti”.