EMERGENZE UMANITARIE E MIGRAZIONI. L’INTERVENTO DI FRANCESCO ROCCA A “E’STORIA”: “SERVE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”
EMERGENZE UMANITARIE E MIGRAZIONI. L’INTERVENTO DI FRANCESCO ROCCA A “E’STORIA”: “SERVE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”
EMERGENZE UMANITARIE E MIGRAZIONI. L’INTERVENTO DI FRANCESCO ROCCA A “E’STORIA”: “SERVE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”
EMERGENZE UMANITARIE E MIGRAZIONI. L’INTERVENTO DI FRANCESCO ROCCA A “E’STORIA”: “SERVE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”

“Assistiamo a continue violazioni del Diritto Internazionale Umanitario (DIU) e delle Convenzioni di Ginevra: non esistono più i cosiddetti conflitti tradizionali, dove due Stati si fronteggiano, ma in numerosi teatri bellici è in atto quella che viene definita una proxy war, dove ci sono vari attori sul campo sostenuti da potenze che, ufficialmente, non prendono parte al conflitto”. Così inizia l’approfondimento di Francesco Rocca sul tema (e oltre) di questa XVI edizione di “èStoria – Festival Internazionale della Storia” di Gorizia: le “Migrazioni”, attraverso una lunga intervista del giornalista Vincenzo Compagnone.

L’attacco agli operatori umanitari

“Dall’inizio del conflitto in Siria si contano 73 operatori umanitari della Croce Rossa uccisi. In Yemen, anche se la nostra stampa ne parla poco, ci sono costanti attacchi alle strutture sanitarie e civili. Si assiste a un ritorno di modelli arretrati e medievali, compreso l’assedio. E’ una situazione estremamente preoccupante, cui si assomma l’inquietante facilità con la quale, ultimamente, si è tornato a parlare di armi nucleari. Purtroppo il nostro Paese, nonostante i nostri numerosi appelli, non ha sottoscritto il Trattato ONU che le proibisce”.

La situazione in Siria

Dopo 8 anni di conflitto la soluzione è più lontana che mai. Oggi tutti dimenticano che la conseguenza degli accordi firmati nel 2015 dall’Europa sono milioni di persone bloccate tra Libano, Turchia e Giordania. Un provvedimento fallimentare. Solo in Siria, infatti, abbiamo oggi 9 milioni di sfollati interni. Non meravigliamoci, poi, se queste persone cercano la fuga. L’incapacità di intervento della Comunità Internazionale porta ai fenomeni migratori, non comprenderlo è chiudere gli occhi. E’ vero che ci sono gruppi armati sparsi, ma ciascuno di questi trova uno “sponsor” in un referente statuale. Le responsabilità si potrebbero individuare, volendolo. Ora c’è un allargamento degli attori con l’ingresso formale della Turchia, ma questo ha portato allo spostamento di altre 160.000 persone. E non dimentichiamoci che ci sono quasi 3 milioni di rifugiati siriani in Turchia: più del 50% di questi, che sono lì da molti anni, non hanno accesso al lavoro. Come si può pensare che, in assenza di prospettive, continuino a vivere con un piatto di riso e una porzione di pollo, senza far nulla e senza sapere cosa aspetterà loro domani?”.

I centri di detenzione in Libia

“Senza troppi giri di parole, sono luoghi dove le persone vivono in condizioni disumane. Si tratta di realtà che nessun uomo dovrebbe essere costretto a vivere, ‘inferni in terra’ dove si viene privati della dignità. La miopia e l’ipocrisia del nostro Paese rispetto a questo tema, lo dico con dispiacere, è totale. Non voglio essere naïf e dire ‘ospitiamo tutti’. Ma quando i nostri governi, così come tutti quelli occidentali, si sono approcciati alla Libia, lo hanno fatto sempre per scopi economici, senza mai affrontare il rispetto delle Convenzioni di Ginevra in tema di diritti dei rifugiati, cosa che avrebbe consentito un pieno accesso da parte delle organizzazioni umanitarie in Libia, nonché un riconoscimento del ruolo dell’UNHCR nel Paese (realtà che, tra l’altro, il governo libico riconosce e legittima pienamente), per verificare chi aveva diritto alla protezione internazionale. Tutto questo non è stato fatto. Si crea poi un ulteriore grande equivoco: non si fa la lotta ai trafficanti prendendosela con le vittime degli stessi. Quando noi blocchiamo i gommoni in mezzo al mare in acque internazionali e li riportiamo in Libia facciamo – di fatto – entrare persone un Paese che in questo momento vive un conflitto armato. Si tratta di un approccio discriminatorio e intollerabile. Ribadisco che, chi sceglie di servire l’emblema della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, opera soltanto a favore della dignità dell’uomo. Non vogliamo interferire con le politiche migratorie dei governi, ma ci schieriamo sempre e comunque a favore dei più vulnerabili”.

La crisi in Niger

“Il Niger, che ho da poco visitato, si trova in una situazione di grande ambiguità: anche qui si parla solo di sicurezza e si assiste ad altri errori. E’ un Paese poverissimo che va aiutato non inviando soldati, ma sostenendo l’economia. Sono proprio loro che ci chiedono aiuto per costruire possibilità. Pensate che si tratta di un Paese per il 98% islamico, ma non c’è traccia di fondamentalismo: è un miracolo. Bisogna aiutarli a crescere in maniera sana”.

La complessità del fenomeno migratorio

Il fenomeno migratorio, in Italia e in Europa, finora è stato trattato da Istituzioni media solo come emergenza, ma la verità delle cose è sempre molto più complessa. Ho iniziato a fare volontariato nel 1988 e ricordo i primi rifugiati che venivano dal Corno d’Africa. Altro che emergenza: trent’anni dopo nulla è cambiato e come Comunità internazionale non siamo stati capaci di sanare nulla. Abbiamo lasciato, in intere aree del mondo, generazioni prive di speranze. Come dice Enzo Bianchi, i cui pensieri amo condividere: ‘la gente segue il pane’. Questo è l’istinto vitale. Se non interveniamo davvero, le persone si sposteranno comunque. La soluzione, perciò, non è affrontare solo l’aspetto emergenziale, ma rivedere tutto. E’ necessaria una rivoluzione culturale, proprio come quella che fece Henry Dunant, nostro padre fondatore, pienamente espressa nel testo ‘Un Souvenir de Solferino’”.

Le Solferino contemporanee

Aiutiamoli a casa loro’ dovrebbe cessare di essere uno slogan, ma diventare un impegno concreto, perché le cose non si risolvono con la bacchetta magica. Ecco perché la suddetta rivoluzione culturale deve avvenire a livello globale. Sono troppi gli interessi economici sulla pelle dei più deboli. Dobbiamo creare opportunità, invece investiamo ancora troppo poco nella cooperazione internazionale e assistiamo alla criminalizzazione delle Organizzazioni Umanitarie, in special mondo nell’UE. Si sta puntando il dito su chi porta aiuto. Ma, nonostante tutto, la Croce Rossa sarà sempre in prima linea, ‘ovunque e per chiunque’, cercando di rintracciare e dare risposte a tutte le ‘Solferino contemporanee’”.