I leader della Croce Rossa di tutte le Americhe e del mondo si sono riuniti a Buenos Aires, nei giorni scorsi, per la 21ª Conferenza Inter-Americana della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC). E’ stata un’importante occasione di dibattito su quelle che sono le più importanti sfide umanitarie di un grande e complesso territorio.
I temi-chiave trattati
Uno dei temi-chiave è stato quello delle crescenti esigenze dei migranti in tutta la regione. Sono rimasto profondamente colpito dal lavoro fatto dai nostri volontari. Dobbiamo “alzare la voce” ogni giorno per salvare vite e per proteggere la dignità umana. Altro argomento al centro del dibattito, il crescente impatto dei cambiamenti climatici sulla popolazione e sul territorio, nonché la risposta della Croce Rossa alle crisi umanitarie, a partire dalle innegabili sofferenze che sta vivendo il popolo venezuelano, e i nostri progetti futuri per raggiungere più persone, perché la nostra priorità è sempre quella di proteggere e salvare vite: non scordiamoci mai che il motto del fondatore della nostra organizzazione è “Tutti fratelli” e siamo davvero tutti fratelli davanti alla sofferenza, a prescindere dalle differenze ideologiche, etniche o religiose. Abbiamo, poi, celebrato il Centenario della fondazione dell’IFRC, la più grande rete umanitaria del mondo.
L’incontro con i Giovani
Importante anche l’incontro con i Giovani, ai quali ho chiesto di monitorare il nostro operato e sollecitarci ad agire se non vediamo qualcosa: loro sono i più lungimiranti e rappresentano il nostro futuro. Dobbiamo lavorare insieme e impegnarci in un dialogo franco.
Il riconoscimento della città
Il Segretario Generale dell’IFRC, As Sy, ed io, siamo stati onorati nel ricevere la menzione di “Ospite d’Onore” da parte della città di Buenos Aires. Ho sentito una grande responsabilità nell’accettare questo riconoscimento, che ho dedicato a tutti i volontari della Consorella argentina.
L’incontro con il premio Nobel per la Pace
Questa missione non poteva chiudersi in maniera più simbolica: sono stato profondamente ispirato dall’incontro con il premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel, un vero esempio per noi umanitari. Perché, in sostanza, il fine ultimo del nostro operato è quella di proteggere l’umanità e la neutralità, sostenere le persone vulnerabili e puntare il dito contro la xenofobia, la politicizzazione e la criminalizzazione degli aiuti umanitari. A qualunque latitudine.