Francesco Rocca - CRI - icrc_lutto operatore ucciso in Afghanistan

Dolore, tristezza, rabbia. Sono sinceramente sconvolto dalla notizia appena arrivata dall’Afghanistan dove una delegata del Comitato Internazionale di Croce Rossa è stata uccisa. Questa notizia arriva pochi giorni dopo quella dell’uccisione di un altro collega dell’ICRC, questa volta in Sud Sudan. Voglio esprimere il cordoglio e la solidarietà della Croce Rossa Italiana e stringermi accanto alle famiglie, agli amici e ai colleghi dei nostri operatori uccisi.

La triste notizia dall’Afghanistan

Le prime notizie arrivate raccontano di un attacco nel centro ortopedico del Comitato Internazionale a Mazar: la fisioterapista sarebbe stata attaccata direttamente. La dinamica dell’uccisione sarà chiarita nelle prossime ore, ma il punto sostanziale è che per l’ennesima volta il mondo umanitario ha pagato un tributo di sangue altissimo, mentre portava la sua opera di soccorso. Milioni di nostri operatori e volontari in ogni angolo del mondo lavorano 24 ore su 24 per aiutare chi ha bisogno, in qualunque contesto, di guerra e di pace, durante un disastro naturale o in un centro di accoglienza.

L’uccisione di un operatore in Sud Sudan

La notizia dell’Afghanistan arriva, come detto, poche ore dopo un altro tragico avvenimento. Era il 9 settembre quando abbiamo saputo, tramite una nota ufficiale del Comitato Internazionale, che un convoglio umanitario era stato attaccato da sconosciuti assalitori in Sud Sudan.  Lukudu Kennedy Laki Emmanuel, un’autista dell’ICRC, è stato ucciso mentre tornava da un’operazione di assistenza alla popolazione.

#NotATarget

In entrambi i casi, i nostri due colleghi, i mezzi e le strutture erano chiaramente riconoscibili con l’emblema della Croce Rossa. Voglio ricordare che gli operatori umanitari e la popolazione civile devono essere rispettati in ogni situazione e che attacchi di questo genere sono una chiara violazione delle leggi internazionali. Siamo costretti a commentare sempre più spesso episodi drammatici di questo tipo e per questo voglio rilanciare la campagna #NotATarget  per ribadire che in nessuna occasione e per nessun motivo i soccorritori e i civili possono diventare un obiettivo. Tutte gli stati e tutte le parti coinvolte dovrebbero investire nella diffusione del diritto internazionale umanitario e nel fare pressione in ogni terreno perché episodi di questo tipo non accadano mai più.